Elisabetta II del Regno Unito
Elisabetta II | |
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La regina Elisabetta II nel giugno 2015 | |
Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri Reami del Commonwealth | |
In carica | dal 6 febbraio 1952 |
Incoronazione | 2 giugno 1953 |
Predecessore | Giorgio VI |
Erede | Carlo, principe del Galles |
Nome completo | Elizabeth Alexandra Mary |
Trattamento | Maestà |
Altri titoli | Signore di Man Capo del Commonwealth Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra |
Nascita | Mayfair, Londra (Regno Unito), 21 aprile 1926 |
Casa reale | Windsor |
Padre | Giorgio VI |
Madre | Elizabeth Bowes-Lyon |
Consorte | Filippo di Edimburgo |
Figli | Carlo Anna Andrea Edoardo |
Religione | Anglicanesimo |
Motto | Dieu et mon droit |
Firma |
Elisabetta II (nata Elizabeth Alexandra Mary; Londra, 21 aprile 1926) è la regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth.
Figlia maggiore del Duca di York, che in seguito diventerà re con il nome di Giorgio VI, e di sua moglie Elisabetta, prima Duchessa di York e poi regina consorte[1], divenne erede al trono nel 1936, anno dell'abdicazione di suo zio Edoardo VIII. Dopo aver servito nella Auxiliary Territorial Service durante la Seconda guerra mondiale, nel 1947 sposa il principe Filippo Mountbatten dal quale ha avuto quattro figli: Carlo, principe del Galles, Anna, principessa reale, Andrea, duca di York, ed Edoardo, conte di Wessex.
Diventa regina all'età di venticinque anni alla morte del padre, il 6 febbraio 1952[2], venendo poi incoronata il 2 giugno 1953 nell'Abbazia di Westminster. Durante il suo regno ha assistito ad importanti cambiamenti tra i quali la devoluzione del potere nel Regno Unito, la vicenda del rimpatrio della costituzione canadese e la decolonizzazione in Africa con il rafforzamento del Commonwealth delle nazioni di cui è Capo[3][4]. Ad oggi, il suo regno è il più lungo di tutta la storia britannica, avendo superato il 9 settembre 2015 il precedente record detenuto dalla sua trisavola Vittoria di 63 anni, 7 mesi e 2 giorni (pari a 23 226 giorni), ed è il più lungo in assoluto per una regina[5][6].
Elisabetta II è anche regina di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Barbados, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu, oltre che governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra, comandante in capo delle forze armate, Signora dell'Isola di Man e sovrana di Jersey e Guernsey[7].
Circa 143 milioni di persone nel mondo sono suoi sudditi.[senza fonte] Il suo regno ha visto 14 primi ministri del Regno Unito e ancor più numerosi primi ministri e governatori degli altri stati membri del Commonwealth delle nazioni. Per la sua durata, il regno di Elisabetta II è al 4º posto nella classifica dei regni più lunghi della storia; è il Capo di Stato in carica da più tempo, dopo la morte di re Rama IX di Thailandia, avvenuta il 13 ottobre 2016[8].
Biografia
Infanzia e gioventù
Elisabetta è nata al n. 17 di Bruton Street a Mayfair (Londra)[9] alle ore 02:40 del 21 aprile 1926 ed è stata battezzata nella cappella privata di Buckingham Palace dall'Arcivescovo di York. Suo padre era il principe Albert (poi re Giorgio VI), figlio secondogenito del re Giorgio V del Regno Unito e della moglie Maria di Teck. Sua madre era Elizabeth Bowes-Lyon, duchessa di York, figlia di Claude George Bowes-Lyon, conte di Strathmore and Kinghorne.
Le venne imposto il nome di sua madre, mentre i suoi due nomi successivi sono quelli rispettivamente della bisnonna paterna, la regina Alessandra, e della nonna paterna, la regina Maria di Tech. Dai familiari più vicini fu, comunque, sempre chiamata "Lilibet"[10], soprannome che lei stessa si diede[11]. Ebbe un buon rapporto specialmente con il nonno Giorgio V e le fu dato il merito di averlo sostenuto durante la malattia che lo colpì nel 1929[12].
Ebbe solo una sorella, la principessa Margaret, nata nel 1930. Le due principesse furono istruite a casa, sotto la supervisione della madre e della loro governante, Marion Crawford, chiamata affettuosamente "Crawfie"[13]. Le lezioni si concentravano sulla storia, la lingua, la letteratura e la musica[14]. Studiò storia con C. H. K. Marten, prevosto del collegio di Eton, e le vennero insegnate alcune lingue moderne, come il francese (che parla correntemente)[15], usato soprattutto per le sue visite in Canada e durante la visita in Francia nel 2004, in occasione del centenario dell'Entente cordiale[16]. Con grande disappunto della Casa reale inglese, nel 1950 la Crawford pubblicò The Little Princesses, un libro sull'infanzia delle principesse Elisabetta e Margaret[17]. Il volume descrive la passione di Elisabetta per i cavalli e per i cani, la sua compostezza e il suo comportamento responsabile[18]. Furono in molti a confermare tali osservazioni: Winston Churchill descrisse la piccola Elisabetta, quando ancora aveva due anni: "Ha un'aura di autorità e di riflessività sorprendente per un'infante"[19]. Sua cugina Margaret Rhodes l'ha descritta come "una piccola bambina allegra, ma fondamentalmente sensibile ed educata".
Erede al trono
Come nipote del regnante britannico per la linea di discendenza maschile, aveva il titolo di "Sua Altezza reale" (Her Royal Highness), precisamente "S.A.R. Principessa Elisabetta di York". Alla nascita risultava terza nella linea di successione al trono britannico, preceduta dallo zio Edoardo e dal padre. Nonostante l'interesse che la sua nascita destò, la sua ascesa al trono era considerata altamente improbabile, dal momento che suo zio Edoardo era ancora giovane e molti pensavano che in un futuro non lontano si sarebbe sposato e avrebbe avuto degli eredi[20].
Quando Giorgio V, morì nel 1936 e suo zio divenne Re, Elisabetta divenne seconda nella linea di successione al trono. Tuttavia, il 10 dicembre dello stesso anno, suo zio firmò l'atto di abdicazione, evento culminante di una crisi costituzionale generata dal suo fidanzamento con la divorziata Wallis Simpson[21]. Di conseguenza, suo padre venne incoronato Re con il nome di Giorgio VI e lei divenne, all'età di dieci anni, "erede presuntiva": se i suoi genitori avessero avuto un figlio maschio, lei sarebbe ritornata ad essere seconda nella linea di successione al trono mentre suo fratello sarebbe divenuto primo nella linea ed "erede apparente"[22].
Seconda guerra mondiale
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, nel settembre del 1939, la giovane Elisabetta aveva 13 anni.
Ci furono suggerimenti affinché le principesse venissero trasferite in Canada, al sicuro dai bombardamenti aerei, ma la madre si rifiutò di prenderli in considerazione, dicendo: "Le bambine non se ne andranno senza di me. Io non me ne andrò senza il Re. E il re non se ne andrà mai"[23]. Lei e la sorella minore Margaret furono evacuate al castello di Balmoral, in Scozia, fino al Natale del 1939. In seguito si spostarono alla residenza di Sandringham, nella contea di Norfolk[24]. Dal febbraio al maggio del 1940 le due principesse vissero presso il Royal Lodge, a Windsor, ed infine si stabilirono nel castello, dove rimasero per buona parte dei successivi cinque anni[25].
Nel 1940 la quattordicenne Elizabetta fece il suo primo annuncio radiofonico, durante il programma Children's Hour, trasmesso dalla BBC, indirizzandolo ad altri bambini che, come lei, erano stati evacuati[26]. La principessa disse: "Stiamo facendo tutto il possibile per aiutare i nostri valorosi marinai, i soldati e gli aviatori e stiamo anche cercando di sopportare la nostra parte di pericolo e di tristezza per la guerra. Tutti noi sappiamo che, alla fine, tutto andrà per il meglio."
Nel 1943 Elisabetta compì la sua prima apparizione pubblica da sola, durante una visita alle Grenadier Guards, delle quali era divenuta colonnello l'anno precedente[27]. All'avvicinarsi del suo diciottesimo compleanno, il Parlamento cambiò la normativa e le permise di essere nominata "Consigliere di Stato", così da poter sostituire suo padre in caso di incapacità o assenza[28].
Servizio militare
Nel febbraio 1945 Elisabetta convinse il padre a consentirle di partecipare personalmente allo sforzo per la guerra. Si unì al Servizio Ausiliare Territoriale (Auxiliary Territorial Service) (ATS) dove era conosciuta con l'identificativo "n. 230873"[29] Secondo Subalterno Elisabetta Windsor, e venne addestrata come autista e meccanico[30]; fu promossa Comandante onorario junior cinque mesi più tardi[31].
Nella Giornata della Vittoria in Europa, l'8 maggio del 1945, la Principessa Elisabetta e Margaret si mescolarono, in segreto, alla folla esultante nelle strade di Londra. In seguito Elisabetta ricorderà: "Chiedemmo ai nostri genitori se potessimo uscire e andare a vedere. Ricordo che avevamo paura di essere riconosciute. [...] Ricordo file di sconosciuti a braccetto camminare lungo Whitehall, tutti ci lasciavamo trascinare da un'ondata di gioia e sollievo[32]."
Elisabetta compì la sua prima visita ufficiale oltremare nel 1947, accompagnando i genitori in Sudafrica. Durante la visita, il giorno del suo ventunesimo compleanno, l'erede al trono rilasciò un discorso radiofonico, indirizzato al Commonwealth Britannico, dichiarando il suo impegno a dedicare la propria vita al servizio della gente del Commonwealth e dell'Impero[33]:
(EN)
«I declare before you all, that my whole life, whether it be long or short, shall be devoted to your service and the service of our great imperial family to which we all belong.» |
(IT)
«Io dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo.» |
(Principessa Elisabetta in visita ufficiale in Sudafrica, 21 aprile 1947) |
Matrimonio e maternità
Elisabetta incontrò per la prima volta il suo futuro marito, il Principe Filippo di Grecia e Danimarca, nel 1934 e, poi, nel 1937. Egli risulta essere un suo cugino di terzo grado: entrambi sono trisnipoti della regina Vittoria e diretti discendenti di Cristiano IX di Danimarca. Filippo inoltre è nipote di re Giorgio I di Grecia, ma prima del matrimonio dovette rinunciare alla pretesa al trono di Grecia, e da allora fu chiamato semplicemente tenente Filippo Mountbatten. Dopo un altro incontro presso la Royal Naval College di Dartmouth, nel luglio del 1939, Elisabetta, allora solo tredicenne, disse di essersi innamorata di Filippo ed iniziò uno scambio di lettere con lui[34]. Il 9 luglio 1947, quando lei aveva ventuno anni, il loro fidanzamento fu ufficialmente annunciato[35]. Il fidanzamento destò critiche: Filippo non era di statura economica adeguata, era nato all'estero (anche se aveva servito nella Royal Navy durante la Seconda guerra mondiale) e aveva sorelle sposate con aristocratici tedeschi legati al Nazismo[36]. Marion Crawford scrisse: "Alcuni consiglieri del Re non lo ritennero abbastanza adeguato per lei. Era un principe senza una casa e senza regno. Alcuni giornali dissero di tutto sulle sue origini straniere[37]". Solo anni dopo, la Regina Madre ammise al suo biografo che Filippo era "un gentiluomo inglese"[38].
Dopo aver rinunciato ai suoi precedenti titoli, Filippo Mountbatten si convertì dal Cristianesimo ortodosso all'Anglicanesimo. Poco prima del matrimonio fu nominato Duca di Edimburgo e gli fu conferito il titolo di "Sua Altezza Reale" (His Royal Highness)[39].
Elisabetta e Filippo si sposarono il 20 novembre 1947[40] presso l'Abbazia di Westminster. Dopo le nozze i coniugi abitarono a Clarence House, a Londra.
Il 14 novembre 1948 vide la luce il loro primo figlio, il Principe Carlo. Diverse settimane prima erano state emesse "lettere patenti" affinché i figli della coppia potessero godere di diritti principeschi e reali, ai quali, altrimenti, non avrebbero avuto diritto perché sarebbero stati considerati come figli di un duca. Nel 1950 nacque la secondogenita Anna, nel 1960 il terzo figlio Andrea, e infine Edoardo, nato nel 1964. Benché la casata reale si chiami Windsor, è stato decretato per mezzo di un Order-in-Council del 1960 che i discendenti di Elisabetta e Filippo possano portare il cognome personale di Mountbatten-Windsor.
Di seguito una tavola esemplificativa dei legami di parentela tra Elisabetta e Filippo.
Regno
Successione ed incoronazione
La salute di Giorgio VI, già affetto da tumore ai polmoni, declinò vistosamente nel 1951[41] ed Elisabetta dovette sostituirlo in numerosi eventi pubblici e visite ufficiali: si recò, infatti, in Grecia, in Italia e a Malta. Nell'ottobre dello stesso anno visitò il Canada e si recò a Washington D.C. per incontrare il Presidente Truman. Durante questi ultimi viaggi, il segretario privato della Principessa, Martin Charteris, portò con sé una bozza della dichiarazione di successione, da usare nel caso in cui il Re fosse morto mentre Elisabetta si trovava all'estero[42].
Nel gennaio 1952 Elisabetta e Filippo partirono per un lungo viaggio, diretti in Australia e Nuova Zelanda, e passando per i territori africani. Fu proprio mentre la coppia si trovava in visita ufficiale in Kenya che la Principessa venne informata della morte del padre, avvenuta a seguito di un infarto il 6 febbraio 1952. Fu il marito Filippo a dare la notizia alla nuova regina[43]. Quando Martin Charteris le chiese quale nome regale volesse usare, lei scelse di continuare ad usare il proprio, cioè Elisabetta[44]. Venne proclamata Regina in tutti i suoi regni, mentre la coppia reale e tutto il loro seguito fecero ritorno nel Regno Unito[45].
Fu la prima monarca britannica dall'Atto di Unione del 1800 a trovarsi fuori dal Regno Unito al momento della successione al trono. L'albergo dove la coppia reale alloggiava, il "Treetops Hotel" divenne un'attrazione turistica negli anni successivi.
Con la successione, sembrò probabile che la Casa reale inglese potesse cambiare nome e assumere quello del marito della regnante, divenendo Casa reale di Mountbatten. Il Primo ministro Winston Churchill, insieme con la nonna di Elisabetta, Maria di Teck, si opposero, favorendo il mantenimento del nome Windsor. Così, il 9 aprile 1952, Elisabetta rilasciò una dichiarazione affermando che la Casa reale inglese avrebbe continuato a chiamarsi Windsor. Il Duca di Edimburgo, tuttavia, si lamentò dicendo: "Sono l'unico uomo in tutta la nazione che non può dare il suo nome ai propri figli."[46]. Nel 1960, dopo la morte di Maria di Teck e le dimissioni di Winston Churchill, il cognome Mountbatten-Windsor fu adottato per i discendenti dei coniugi reali che non fossero titolari di titoli reali[47].
Durante le preparazioni per l'incoronazione, la Principessa Margaret espresse alla sorella il desiderio di sposare Peter Townsend, uomo divorziato di sedici anni più vecchio, già padre di due figli. La Regina le chiese di aspettare un anno, secondo molti nella speranza che la relazione si concludesse prima[48]. In molti erano contrari all'unione e la stessa Chiesa d'Inghilterra, di cui la Regina è a capo, non permetteva il matrimonio di un divorziato. Se la Principessa avesse contratto un matrimonio civile, sarebbe stata costretta a rinunciare ai suoi titoli[49]. Alla fine, decise di abbandonare i suoi piani con Townsend[50]. Nel 1960 sposerà Anthony Armstrong-Jones, per poi divorziare nel 1978.
Elisabetta II fu incoronata con una cerimonia all'abbazia di Westminster il 2 giugno 1953[51]. La cerimonia fu trasmessa per la prima volta in televisione, ad eccezione dei momenti dell'unzione e della comunione[52]. Dopo l'Incoronazione, lei e Filippo si trasferirono a Buckingham Palace, nel centro di Londra, pur trascorrendo molto tempo nell'amato Castello di Windsor, a ovest della capitale, e nel più riservato Castello di Balmoral in Scozia[53].
Primi anni di regno
Sin dalla nascita di Elisabetta, l'Impero britannico aveva proseguito la sua trasformazione nel Commonwealth delle nazioni[54]. Nel 1952, anno della sua successione al trono, il suo ruolo come capo di Stato di numerosi stati indipendenti era, dunque, già consolidato[55]. Nel 1953 la Regina e il marito partirono per un lungo viaggio intorno al mondo della durata di sette mesi, con lo scopo di visitare tredici Stati per un totale di più di 65 000 km (40 000 miglia) di percorso[56]. Divenne il primo regnante dell'Australia e della Nuova Zelanda a visitare tali nazioni[57][58]. L'abitudine di compiere viaggi contrassegnerà tutto il suo regno e la farà diventare il capo di Stato che ha viaggiato di più nella storia, davanti a papa Giovanni Paolo II[59][60].
Nel 1956, Anthony Eden, primo ministro inglese e Guy Mollet, suo omologo francese, discussero la possibilità di un'adesione della Francia al Commonwealth. Tuttavia, tale proposta non fu mai approvata e l'anno seguente la Francia aderì al Trattato di Roma, istitutivo la Comunità Economica Europea[61]. Nel novembre dello stesso anno, sempre il Regno Unito e la Francia si resero protagonisti della Crisi di Suez: i due stati invasero l'Egitto in un disastroso tentativo di prendere il controllo del Canale. Secondo le parole di Lord Mountbatten, Elisabetta II era apertamente contraria all'operazione, affermazione che verrà negata da Eden, il quale, tuttavia, rassegnò le dimissioni due mesi dopo.
La successione di Eden richiese un intervento diretto di Elisabetta II per via dell'assenza di un meccanismo interno al Partito Conservatore volto ad individuare un nuovo leader. Eden consigliò di consultare Lord Salisbury, il Lord presidente del Consiglio. A loro volta Lord Salsibury e Lord Kilmuir, il Lord Cancelliere, consultarono il Gabinetto, Winston Churchill e il "Comitato del 1922", un comitato interno del Partito Consevatore. La scelta finale della regina, ricadde su Harold Macmillan[62].
La crisi di Suez e la gestione della successione di Eden portarono alle prime aperte critiche nei confronti di Elisabetta II. Nel 1957, Lord Altrincham la accusò, su un giornale di cui era proprietario ed editore, di essere "poco empatica" (out of touch), suscitando a sua volta lo sdegno di personaggi pubblici e della gente comune[63]. Sei anni dopo, nel 1963, Macmillan rassegnò le proprie dimissioni, suggerendo alla regina di nominare Alec Douglas-Home come suo successore, consiglio che la Regina seguì. Nuove critiche giunsero a seguito di tale nomina, essendo stata compiuta su consiglio di un ristretto gruppo di persone. Due anni dopo il Partito Conservatore pose fine alle critiche rivolte verso la monarca, adottando un meccanismo formale per la designazione di un nuovo leader, evitando un intervento diretto della regnante, considerato improprio nell'ambito di una monarchia parlamentare[64].
Nel 1957 Elisabetta II si recò negli Stati Uniti, dove pronunciò un discorso dinanzi all'Assemblea Genarale delle Nazioni Unite[65] in rappresentanza del Commonwealth. Si recò poi in Canada dove presenziò alla apertura della sessione parlamentare, divendendo il primo monarca inglese a farlo[66]. Nel 1961 si recò in visita a Cipro, in India, in Pakistan, in Nepal e in Iran[67]. Durante la visita in Ghana, lo stesso anno, ignorò i timori per la sua sicurezza e incontrò il presidente Kwame Nkrumah, ritenuto possibile obiettivo di attentati. In merito a tale episodio, Harold Mcmillan ricorderà: "La regina è stata determinata per tutto il tempo… ella è insofferente riguardo al tentativo degli altri di trattarla come… una star… Di certo ha 'il cuore e lo stomaco di un uomo'… Ama il suo dovere e ha intenzione di essere una vera Regina"[68].
Le gravidanze di Elisabetta del 1959 e del 1963 segnano, ad oggi, gli unici momenti in cui la regina non ha presenziato alla Cerimonia di apertura del parlamento britannico[69]. Nei primi anni di regno, la regina introdusse nuove pratiche, come la passeggiata tra la folla e l'incontro con membri della cittadinanza[70].
I cambiamenti degli anni '60 e '70
Tra anni '60 e '70 si assistette ad una accelerazione del processo di decolonizzazione in Africa e nei Caraibi. Più di 20 Stati ottennero l'indipendenza dal Regno Unito, seguendo un processo pianificato di transizione verso un governo autonomo. Tuttavia, nel 1965, il Primo ministro della Rhodesia, Ian Smith, dichiarò unilateralmente l'indipendenza, pur esprimendo "lealtà e devozione" nei confronti di Elisabetta II. Il suo regime durerà più di un decennio, nonostante il disconoscimento da parte della regina e le sanzioni internazionali applicate allo stato[71]. Allo stesso tempo, mentre l'Impero britannico continuava la sua trasformazione, il Regno Unito aderì alla Comunità Economica Europea nel 1973[72].
Nel febbraio 1974, il primo ministro Edward Heath, chiese alla regina la convocazione di nuove elezioni politiche (general election) nel momento in cui la sovrana era in visita in Oceania, di fatto costringendola a tornare nel più breve tempo possibile a Londra[73]. L'elezione ebbe come conseguenza una Camera dei Comuni senza una precisa maggioranza (hung parliament). L'impossibilità di formare una coalizione tra il Partito Conservatore e il Partito Liberale, portò Elisabetta a nominare Primo ministro Harold Wilson, leader del Partito Laburista[74].
Il Giubileo d'Argento
Nel 1977 Elisabetta II festeggiò il suo Giubileo d'Argento, il venticinquesimo anniversario della sua ascesa al trono. Festeggiamenti ed eventi speciali ebbero luogo in tutto il Commonwealth, spesso in occasione dei suoi viaggi nei vari Paesi. Le celebrazioni riaffermarono la popolarità di cui la regina godeva presso i suoi sudditi, nonostante i termini negativi con cui la stampa raccontava la separazione in atto della principessa Margaret dal marito[75].
Nel 1979 due eventi colpirono in maniera diretta la vita della sovrana: in primo luogo, venne alla luce che Anthony Blunt, ex-Surveyor of the Queen's Pictures (curatore della collezione reale di opere artistiche), era una spia al servizio dell'Unione sovietica, e, infine, la morte di Lord Mountbatten, ex-tutore di Filippo e parente a lei molto vicino, assassinato dalla Provisional IRA[76].
Verso la fine degli anni '70, secondo Paul Martin Sr., la regina era preoccupata della poca importanza che Pierre Trudeau, Primo ministro canadese, concedeva al ruolo della Corona[77]. Le presunte idee repubblicane di Trudeau sembravano trovare conferma in alcuni suoi bizzarri e poco rispettosi comportamenti, come la piroetta eseguita alle spalle della regina nel 1977 o la rimozione di simboli reali durante il suo mandato[77]. Nel 1980, alcuni politici canadesi si recarono a Londra per discutere del cosiddetto "Rimpatrio della costituzione canadese" e, secondo quanto da loro riferito, trovarono la sovrana "più informata ... rispetto a tutti i politici o burocrati inglesi"[77]. Essa era particolarmente interessata a seguito del fallimento della "Bill C-60", norma che avrebbe avuto ripercussioni sul suo status come capo di Stato canadese. Il rimpatrio annullò qualunque potere del Parlamento inglese sulla Costituzione canadese, pur lasciando immutato la forma di stato monarchica del Canada. Nelle sue memorie, Trudeau ricorderà che la regina favorì il suo tentativo di riforma costituzionale e che fu molto colpito dalla "grazia che lei manifestava in pubblico" e "la saggezza che mostrava in privato"[78].
Gli anni ‘80
Durante la Sfilata della bandiera (comunemente conosciuta come "Trooping the Colour") del 1981, sei mesi prima del matrimonio tra il principe Carlo e lady Diana Spencer, sei colpi di arma da fuoco furono sparati da distanza ravvicinata contro la regina, nel momento in cui essa stava percorrendo a cavallo The Mall. In seguito, la polizia scoprì che si trattava di colpi a salve. Un giovane diciassettenne, Marcus Sarjeant, venne riconosciuto colpevole dell'atto e condannato a cinque anni di prigione, di cui ne scontò solo tre[79]. Nell'ottobre dello stesso anno, la regina fu obiettivo di un secondo attacco a Dunedin, in Nuova Zelanda, compiuto questa con una. 22 Long Rifle dal quinto piano di un edificio che affacciava sulla parata. L'attentatore, Christofer John Lewis fu arrestato, ma condannato solo per possesso illegale di arma da fuoco[80].
Nel 1982, allo scoppio della Guerra delle Falklands, la regina seguì con attenzione e preoccupazione lo sviluppo degli avvenimenti, che per lei ebbero anche un risvolto anche personale, dal momento che il suo terzo figlio, il principe Andrea, era membro delle forze armate inglesi impegnate nelle azioni militari[81].
Il 9 luglio dello stesso anno Elisabetta II trovò al risveglio un intruso seduto sulla sponda del letto. Il tale, Michael Fagan, era riuscito ad eludere il dispositivo di sicurezza ed entrare indisturbato a Buckingham Palace, fino a giungere negli appartamenti privati della sovrana. Questo evento costituisce, ad oggi, la più grave infrazione compiuta nel palazzo e una delle più gravi falle dei servizi di sicurezza, che giunsero dalla sovrana solamente dopo due chiamate[82].
Gli anni Ottanta segnarono anche l'inizio di un legame di amicizia tra la sovrana inglese e il Presidente americano Ronald Reagan[83], il quale fu ospitato nel 1982 al Castello di Windsor. L'anno successivo, durante la sua visita negli Stati Uniti, la regina si recherà in California, ospite presso il Rancho del Cielo, una tenuta di campagna di proprietà di Reagan. Tuttavia, ciò non evitò l'irritazione di Elisabetta II e del governo di Margareth Tatcher per l'operazione Urgent Fury, con cui gli Stati Uniti invasero di propria iniziativa Grenada, stato reame del Commonwealth, per via di un suo avvicinamento all'URSS[84].
Verso la fine degli anni Ottanta, Elisabetta II divenne l'obiettivo sempre più frequente della satira inglese[85]. La partecipazione di membri della famiglia reale ad un programma televisivo di beneficenza chiamato It's a Royal Knockout! fu ridicolizzata da molti[86].
Gli anni ‘90
Nel 1991, sulla scia della vittoria della Coalizione nella Prima guerra del Golfo, Elisabetta II divenne la prima sovrana britannica a parlare al Congresso riunito in seduta congiunta[87].
In un discorso tenuto il 24 novembre 1992, in occasione del quarantesimo anniversario della sua ascesa al trono, la regina si riferì al 1992 come un vero e proprio Annus Horribilis[88]. In quell'anno, infatti, sentimenti repubblicani cominciarono a diffondersi nel Regno Unito a causa di stime fatte dalla stampa riguardo alla ricchezza complessiva della sovrana. Ciò si andò ad aggiungere a notizie riguardanti tradimenti e crisi matrimoniali in atto presso la famiglia reale[89]: a marzo, il principe Andrea, secondo figlio della regina, si separò dalla moglie, Sarah Ferguson, mentre il mese successivo fu la principessa Anna a divorziare dal capitano Mark Philips[90]. Ad ottobre, durante una visita di stato in Germania, un gruppo di manifestanti violenti le lanciò uova addosso a Dresda[91]. Infine, a novembre, un vasto incendio si sviluppò all'interno del Castello di Windsor, danneggiando gravemente parte dell'edificio[92].
Negli anni 90 l'istituzione monarchica divenne sempre più soggetta ad attacchi e critiche da parte della stampa e della popolazione[93]. In un inusuale discorso di carattere personale, la regina disse che qualunque istituzione deve aspettarsi critiche, ma chiese che queste fossero mosse con "un tocco di umorismo, gentilezza e comprensione"[94]. Due giorni dopo, il Primo ministro inglese, John Major, annunciò una riforma sulle finanze reali, che avrebbe portato la regina a pagare le tasse dal 1993 in poi[95].
Nel dicembre 1992, il principe Carlo e sua moglie, Diana Spancer, si separarono formalmente, ma rivelazioni sullo stato della loro relazione continuarono a susseguirsi negli anni successivi[96]. Nonostante il momento difficile, gli indici di gradimento della sovrana continuavano a rimanere alti e il sentimento repubblicano restava una minoranza. Gli attacchi e le critiche, infatti, non erano rivolti direttamente alla persona della regina o ai suoi comportamenti, quanto piuttosto all'istituzione in sé e ai comportamenti tenuti da vari membri della famiglia reale[97]. Dopo essersi consultata con il marito, con il Primo ministro John Major, con l'Arcivescovo di Canterbury, George Carey, e il suo segretario privato Robert Fellowes, Elisabetta II scrisse a Carlo e Diana verso la fine del dicembre 1995, dicendo che, data la situazione, un divorzio era auspicabile[98].
Solo un anno dopo il divorzio, nell'agosto 1997, Diana morì in un incidente stradale a Parigi[99]. Al momento dei fatti, Elisabetta II si trovava presso il castello di Balmoral con la sua famiglia. I figli di Carlo e Diana, i principi William ed Harry, vollero partecipare alla messa del mattino e vi furono accompagnati da Elisabetta e dal marito Filippo all'alba del giorno dopo. Dopo tale apparizione pubblica, per cinque giorni consecutivi la famiglia reale non si mostrò in pubblico nel tentativo di proteggere i giovani nipoti dall'assalto dei media. Tuttavia, il ritiro autoimposto dei sovrani e il rifiuto di issare la bandiera a mezz'asta sopra Buckingham Palace suscitò una reazione di forte disappunto presso la popolazione. Tali reazioni obbligarono di fatto Elisabetta II a far ritorno a Londra, da dove trasmise un messaggio televisivo rivolto alla nazione, esprimendo la sua ammirazione per Diana e i suoi sentimenti "di nonna" nei confronti dei due principi. Subito dopo il messaggio, gran parte dell'ostilità nei confronti della sovrana svanì[100][101].
Nel novembre 1997, la regina celebrò insieme al marito Filippo il cinquantesimo anniversario del loro matrimonio, tenendo un ricevimento presso la Banqueting House. Durante la serata tenne un discorso ed elogiò Filippo per il suo ruolo di consorte, riferendosi a lui come "mia forza e mio sostegno"[102].
Il nuovo millennio e il Giubileo d'Oro
Nel 2002, Elisabetta II celebrò il suo Giubileo d'Oro (Golden Jubilee), che segna il cinquantesimo anniversario della sua ascesa al trono. Nello stesso anno la regina compì un lungo viaggio nei Paesi del Commonwealth, che partì a febbraio con una visita in Jamaica, che si concluse con un guasto all'impianto elettrico durante il ricevimento finale presso la King's House[103], il quale venne poi descritto dalla regina come "memorabile"[104]. Nonostante le previsioni dei giornali, che parlavano di un Giubileo fallimentare per la monarchia[105][106], i festeggiamenti si rivelarono un successo. Essi culminarono nell'evento del 4 giugno nel quale si tenne una funzione di ringraziamento presso la Cattedrale di San Paolo di Londra a cui la regina e il principe Filippo si avviarono a bordo della Gold State Coach. Questo fu seguito da festeggiamenti e dalla parata sul Mall, accompagnato da un passaggio ravvicinato (flypast) di velivoli della Royal Air Force, e di Concorde con la pattuglia acrobatica delle Red Arrows. La famiglia reale seguì l'evento dal balcone centrale di Buckingham Palace[107].
L'anno del Giubileo, tuttavia, coincise con le morti, nel giro di pochi mesi, della sorella della regina, la principessa Margaret[108], a febbraio, e della regina Madre[109], avvenuta nel mese di marzo.
Nel 2003 la regina, la cui salute è sempre stata forte, si sottopose a tre operazioni: nel mese di gennaio si operò al ginocchio destro, lesionato a seguito di un incidente durante una passeggiata, mentre a dicembre si operò al ginocchio sinistro per la rimozione di una cartilagine e, allo stesso tempo, vennero rimosse alcune lesioni benigne della pelle del volto[110]. Nell'ottobre 2006 la sovrana dovette rinunciare a partecipare all'inaugurazione dell'Emirates Stadium a causa di uno stiramento dei muscoli della schiena[111].
Nel novembre 2007 Elisabetta II divenne la prima monarca inglese a celebrare il sessantesimo anniversario di matrimonio (nozze di diamante)[112]. Inoltre, dal 21 dicembre 2007 è divenuta il più anziano sovrano britannico di tutti i tempi.
Dal Giubileo di Diamante ad oggi
Nel 2010 la regina rivolse, per la seconda volta nella sua vita, un discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in qualità di Capo del Commonwealth[113]. In quell'occasione, il Segretario generale Ban Ki-Moon parlò di lei come "un'ancora per il nostro tempo"[114]. Durante la sua visita a New York, ebbe l'opportunità di inaugurare un giardino commemorativo dedicato alle vittime britanniche degli attentati dell'11 settembre 2001[114].
Nel maggio 2011, dopo essere stata ufficialmente invitata dalla Presidente Mary McAleese, Elisabetta II divenne la prima sovrana britannica ad effettuare una visita di stato nella Repubblica d'Irlanda[115]. Nell'ottobre dello stesso anno la regina compì la sua sedicesima visita in Australia, che venne descritta dalla stampa come un "viaggio d'addio" principalmente per l'età avanzata della sovrana[116].
Il Giubileo di Diamante di Elisabetta II, celebrato nel 2012, segnò il sessantesimo anniversario dall'ascesa al trono e venne celebrato in tutto il Regno Unito e nell'intero Commonwealth. Nel messaggio pubblicato nel giorno della sua successione al trono, la regina scrisse:
(EN)
«In this special year, as I dedicate myself anew to your service, I hope we will all be reminded of the power of togetherness and the convening strength of family, friendship and good neighbourliness [...] I hope also that this Jubilee year will be a time to give thanks for the great advances that have been made since 1952 and to look forward to the future with clear head and warm heart.» |
(IT)
«In questo anno speciale, nel dedicarmi ulteriormente al vostro servizio, spero che ci rammenteremo ancora una volta del potere dello stare insieme e dell'unificante forza della famiglia, dell'amicizia e del buon vicinato [...] Spero, inoltre, che questo Giubileo sia l'occasione per essere grati per i grandi progressi compiuti dal 1952 e per guardare al futuro con mente sana e buon animo.» |
In occasione di tale anniversario, Elisabetta II e Filippo partirono per un lungo tour del Regno Unito, mentre i figli e i nipoti partirono a suo nome per viaggi nei Paesi del Commonwealth[117][118]. Il 4 giugno le fiaccole del Giubileo vennero accese in tutto il mondo[119]. Nel novembre dello stesso anno, la regina e il marito festeggiarono il loro 65º anniversario di matrimonio[120]. Il 18 dicembre divenne la prima sovrana britannica dai tempi di Giorgio III a presenziare ad una riunione del Gabinetto in tempo di pace[121].
Nell'estate del 2012 Elisabetta II aprì i Giochi della XXX Olimpiade a Londra (e i successivi Giochi Paralimpici), divenendo il primo capo di Stato ad aprire due edizioni dei Giochi in due nazioni diverse (i primi furono i Giochi della XXI Olimpiade a Montréal nel 1976). Le tre edizioni dei Giochi olimpici svoltesi a Londra sono così state aperte da tre generazioni di sovrani britannici diverse: nel 1908 fu Edoardo VII, bisnonno di Elisabetta, mentre nel 1948 fu Giorgio VI, padre della regina. Durante la cerimonia di apertura, prima del suo arrivo allo stadio, venne trasmesso il breve cortometraggio Happy and Glorious, ambientato a Buckingham Palace, nel quale James Bond, interpretato da Daniel Craig va a prelevare la sovrana (interpretata dalla stessa regina) per poi accompagnarla allo stadio in elicottero, dal quale alla fine entrambi sembrano lanciarsi con il paracadute[122].
Il 3 marzo 2013, Elisabetta II venne ricoverata presso il King Edward VII's Hospital a causa di una presunta gastroenterite. Venne dimessa il giorno successivo ma a causa del malessere cancellò tutti i suoi impegni per la settimana successiva, inclusa una visita privata a Roma (prevista dal 6 al 7 marzo), dove era stata invitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano[123]. Il 17 aprile 2013, con un'eccezione al protocollo, la regina partecipò con il Principe Filippo ai funerali della Baronessa Margaret Thatcher, ex Primo ministro del Regno Unito, deceduta l'8 aprile dello stesso anno[124][125].
Il 9 settembre 2015, il regno di Elisabetta II divenne il più lungo di sempre nella storia inglese[126]. Dal 23 gennaio 2015 è, inoltre, il monarca più longevo al mondo, dopo la morte di re Abd Allah dell'Arabia Saudita[127]. Il 13 ottobre 2016 è, invece, diventata il capo di Stato in carica da più tempo al mondo, dopo la morte di re Bhumibol Adulyadej. Infine, è attualmente il capo di Stato più anziano al mondo, dopo le dimissioni di Robert Mugabe il 21 novembre 2017[128].
Il 6 febbraio 2017, Elisabetta II diventa il primo sovrano britannico a celebrare un Giubileo di Zaffiro, cioè il sessantacinquesimo anniversario della sua ascesa al trono, preferendo, tuttavia, non festeggiare come fatto in precedenza ma piuttosto ritirarsi in una "silenziosa contemplazione" ricordando la morte di suo padre[129]. Il 20 novembre celebra privatamente, assieme al marito, il proprio settantesimo anniversario di matrimonio[130][131].
Ad oggi Elisabetta II non ha intenzione di abdicare in favore di suo figlio Carlo, il quale, tuttavia, da tempo ha iniziato a rappresentare la madre in sempre più occasioni ufficiali. Il 21 aprile 2019 la regina ha celebrato il suo novantatreesimo compleanno.[132]. Piani in caso di morte e preparativi per i funerali di Elisabetta II sono stati predisposti dallo stato inglese e sono comunemente conosciuti come "Operazione London Bridge"[133].
Il 5 aprile 2020 la regina registra un video messaggio indirizzato alla nazione parlando della pandemia di COVID-19 del 2019-2020: trattasi questo di un momento storico, in quanto è stata la quarta volta nella storia del suo regno, escludendo l'annuale messaggio di Natale, in cui si è rivolta ai sudditi (le precedenti sono state la Guerra del Golfo nel 1991, la morte di Diana Spencer nel 1997 e la morte della Regina madre nel 2002).[134][135]
Ruolo istituzionale
La Corona nel sistema costituzionale inglese
Il Regno Unito rappresenta il primo stato al mondo in cui si è affermata una forma di governo che va sotto il nome di "parlamentarismo", derivazione della più antica "monarchia costituzionale", nata dalla Gloriosa Rivoluzione, avvenuta tra il 1688 e il 1689. A seguito di tali eventi, che portarono alla deposizione di Giacomo II d'Inghilterra e all'ascesa al trono di Maria II e di suo marito Guglielmo III d'Orange, venne approvato il Bill of Rights del 1689, uno degli atti legislativi su cui tuttora si fonda il sistema costituzionale inglese. Tale documento andò, di fatto, a limitare la sovranità del monarca, preferendo l'attribuzione di poteri decisionali al Parlamento, il cui ruolo si è poi andato rafforzando con l'affermazione del principio per cui il Governo (Cabinet) deve godere della fiducia della Camera dei comuni. Tale principio, conosciuto come "rapporto fiduciario", modificò i legami tra gli organi istituzionali, avvicinando l'esecutivo al Parlamento e depauperando il sovrano di ogni potere sostanziale. Ad oggi, il sovrano britannico svolge funzioni simili a quelle di un Presidente della Repubblica all'interno di una repubblica parlamentare. Elisabetta II, in quanto regina, svolge il ruolo di capo di Stato. La Corona, istituzione che lei rappresenta, ha un valore simbolico di unità e identità nazionale. I poteri che le sono riconosciuti sono perlopiù formali e sono esercitati dal Primo Ministro e dal Governo[136]. Tuttavia, i poteri della regina non sono da sottovalutare, essa continua, infatti, ad esercitare tre diritti essenziali: il diritto ad essere consultato, il diritto di consigliare e il diritto di mettere in guardia.
La regina e il Parlamento inglese
Secondo la tradizione costituzionale, il Parlamento inglese, come istituzione, è formato da tre soggetti: la Camera dei Lords, la Camera dei Comuni e la Corona. Ciò rappresenta il più ampio concetto di "Corona in Parlamento" (Crown in Parliament o Queen/King in Parliament) per cui il Parlamento agisce con il consiglio e il consenso (advise and consent) del sovrano. La regina, infatti, può legalmente garantire o negare l'assenso alle leggi, anche se, di fatto, il suo potere discrezionale rimane limitato e strettamente dipendente dalla volontà dell'assemblea.
Ogni anno, la regina nel Regno Unito, o il suo governatore generale negli altri reami del Commonwealth, partecipa alla cerimonia di apertura del Parlamento, che solitamente si tiene nei mesi di maggio/giugno e durante la quale la regina tiene un discorso dinanzi entrambe le camere riunite (il cosiddetto "Speech from the Throne" o "Queen's Speech"), che è però redatto dal Primo ministro e dal Governo e contiene le linee essenziali del programma di quest'ultimo.
Infine, è la regina che ha il potere di sciogliere la Camera dei Comuni e, di conseguenza, indire nuove elezioni politiche (general election), ma non può compiere tale atto in autonomia, essendo necessaria una richiesta formale dell'esecutivo, subordinata a determinate regole che ne limitano l'abuso[136].
La regina e il Governo
La regina ha anche un ruolo nel governo esecutivo. I governi sono conosciuti come il "governi di Sua Maestà" e la regina nomina i ministri che vi lavorano. In pratica, comunque, la composizione del governo non è determinata dalla regina, ma dal primo ministro, che "consiglia" la regina. All'indomani delle elezioni, salvo i casi in cui non vi è una maggioranza in parlamento (hung Parliament), è consuetudine che la regina nomini alla carica di Primo ministro il leader del partito più votato alle elezioni tramite l'istituto formale del "kissing hands".
Dopo la nomina e l'entrata in carica il primo ministro è tenuto ad avere incontri settimanali con la regina, nei quali discutere liberamente dell'azione di governo. Benché la tradizione le imponga di non intervenire direttamente in politica, il suo lungo periodo di servizio, il fatto che sia stata interlocutrice di ogni Primo ministro a partire da Winston Churchill nel Regno Unito, insieme alla sua conoscenza di molti leader mondiali, fanno sì che nel momento in cui Elisabetta II esprima un'opinione, per quanto cauta, le sue parole vengano prese in seria considerazione[137], a dimostrazione del potere di infuenza che ella può avere. Nelle sue memorie, Margaret Thatcher offriva questa descrizione dei suoi incontri settimanali con la regina[138]:
«Chiunque pensi che siano una mera formalità, o limitati ad amenità sociali, si sbaglia; sono molto simili a riunioni di lavoro e Sua Maestà mostra di avere una visione formidabile delle tematiche più urgenti e una grande esperienza.» |
A dimostrazione del potere di influenza di cui gode la Elisabetta II, si può ricordare come durante una discussione all'interno del Commonwealth a proposito delle sanzioni al Sudafrica nel 1986, la regina fece un puntiglioso riferimento al suo ruolo di capo del Commonwealth che, al tempo, fu interpretato come un segno di disaccordo rispetto alla scelta della signora Thatcher di opporsi alle sanzioni[139][140].
Primi Ministri
Compreso Winston Churchill, al governo al momento della sua ascesa al trono, Elisabetta II ha avuto 14 Primi Ministri per un totale di 26 Gabinetti.
- Winston Churchill (III:[141] 1952-1955)
- Anthony Eden (Governo Eden: 1955-1957)
- Harold Macmillan (I, II: 1957-1963)
- Alec Douglas-Home (Governo Douglas-Home: 1963-1965)
- Harold Wilson (I, II: 1964-1970; III, IV: 1974-1976)
- Edward Heath (Governo Heath: 1970-1974)
- James Callaghan (Governo Callaghan: 1976-1979)
- Margaret Thatcher (I, II, III: 1979-1990)
- John Major (I, II: 1990-1997)
- Tony Blair (I, II, III: 1997-2007)
- Gordon Brown (Governo Brown: 2007-2010)
- David Cameron (I, II: 2010-2016)
- Theresa May (I, II: 2016-2019)
- Boris Johnson (I, II: 2019-in carica)
Elisabetta II e la politica estera
La regina ha fatto amicizia con molti capi di Stato e di governo stranieri, fra cui Ronald Reagan, che la invitò presso il suo ranch in California, Nelson Mandela, di cui sostenne le battaglie contro la discriminazione razziale, Mary Robinson e George H. W. Bush, il cui figlio, George W. Bush, è stato suo ospite a Buckingham Palace, primo presidente statunitense in più di 80 anni a esservi ospitato. In certi momenti questi contatti si sono dimostrati molto favorevoli e utili per l'Inghilterra. Per esempio, il primo ministro Major ebbe una volta problemi a lavorare col leader di un paese del Commonwealth. Grazie a una informazione della regina, John Major stabilì con tale leader un rapporto personale, che alla fine portò benefici a entrambi gli stati. In modo simile la regina prese l'iniziativa quando la presidente irlandese Mary Robinson cominciò a visitare in varie occasioni il Regno Unito, suggerendo che avrebbe volentieri invitato la signora Robinson a farle visita a palazzo. Il Governo irlandese accettò. Il risultato di tale connessione informale fu di creare il precedente della prima visita in cui un Presidente irlandese abbia incontrato un monarca britannico.
Parentele
La regina Elisabetta II discende dalla casa reale tedesca di Sassonia-Coburgo-Gotha, che ereditò il trono dalla regina Vittoria (di casato Hannover) alla sua morte, nel 1901[142].
È inoltre discendente della casa reale d'Inghilterra di Wessex e di quella scozzese degli Stuart, le quali famiglie si imparentarono tra loro a partire dal VII e dal IX secolo. Attraverso la sua bisnonna, la regina Alessandra di Danimarca, discende anche dalla casa reale danese degli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, una linea dell'antico e prestigioso casato nordeuropeo degli Oldenburg.
Come pro-pro-nipote della regina Vittoria, Elisabetta II è imparentata con molti sovrani di case reali europee[143]: è cugina di Harald V di Norvegia (discendente di re Edoardo VII), di Alberto II del Belgio, di Juan Carlos I di Spagna e di Carlo XVI Gustavo di Svezia, così come di re detronizzati (Costantino II di Grecia e Michele I di Romania); è imparentata anche con il re detronizzato Simeone II di Bulgaria e con le case reali di Prussia (Hohenzollern), Russia (Romanov) e Italia (cugina di Amedeo di Savoia, duca d'Aosta)[144].
Uno studio dellʼalbero genealogico della casata dei Windsor li collega ai discendenti del profeta dell'islam[144].
Personalità e immagine
Elisabetta ha idee conservatrici in materia di religione, moralità e affari di famiglia. Ha un forte senso dei doveri religiosi e prende seriamente il giuramento della sua incoronazione. Questa è una ragione per cui è considerata improbabile la sua abdicazione. Come sua madre, biasimò Edoardo VIII per avere abbandonato il suo ruolo e obbligato suo padre a diventare re, cosa che pensava avesse accorciato la sua vita di parecchi anni. Per anni rifiutò di acconsentire alla relazione del figlio Carlo, principe del Galles con Camilla Shand, poi duchessa di Cornovaglia.
Le vedute politiche di Elisabetta sono di certo meno manifeste (non ha mai detto o fatto niente in pubblico che potesse rivelarle). Conserva relazioni cordiali con i politici di tutti i partiti. Si crede che i suoi Primi Ministri preferiti siano stati Winston Churchill, Harold Macmillan e Harold Wilson. Tra i meno amati ci fu indubbiamente Margaret Thatcher, che ha detto di "detestare cordialmente". Si pensa che abbia avuto un buon rapporto con Tony Blair, durante i primi anni del suo ufficio di Primo ministro; comunque, era diventato evidente negli ultimi periodi che i suoi rapporti con Blair si fossero induriti. La regina pensava infatti che lui non la tenesse sufficientemente informata riguardo agli affari di Stato.
I soli argomenti pubblici sui quali la regina renda pubbliche le sue opinioni sono quelli riguardanti l'unità dei suoi regni, inclusi Canada e Regno Unito. Ha parlato in favore della continuità di unione di Inghilterra e Scozia, facendo irritare alcuni nazionalisti scozzesi. I suoi discorsi di lode per l'Accordo del Venerdì Santo in Irlanda del Nord hanno sollevato alcune lamentele da parte di alcuni Unionisti nel Partito Unionista Democratico che si erano opposti all'intesa. Poi, anche se non parlando direttamente contro la Sovranità del Québec in Canada, ha pubblicamente lodato l'unità del Canada e espresso chiaramente il suo desiderio di continuare a vedere un Canada unito.
Piuttosto conservatrice nella foggia del vestire, la regina è famosa invece per i soprabiti dai colori forti e per i cappelli decorativi, che le consentono di essere vista facilmente nella folla[145].
Anche se frequenta molti eventi culturali, nella vita privata si dice che la regina abbia poco interesse per cultura e arte. I suoi principali interessi sono le corse dei cavalli[146], la fotografia[147] e i cani, dei quali la sua razza preferita è il Welsh Corgi.[148] La regina ne ha posseduti molti durante la sua vita, e sono passati alla storia come Corgi reali.[149]
È tifosa della squadra di calcio londinese dell'Arsenal[150].
L'immagine pubblica di Elisabetta si è notevolmente ammorbidita, partendo dal rigore che si era autoimposta, anche se resta riservata in pubblico. È stata vista ridere, sorridere e commuoversi, e si è visto che ha versato alcune lacrime durante alcune cerimonie ufficiali come nel giorno di commemorazione del 2002 o al funerale della sorella Margaret[151].
La regina invia un annuale Messaggio di Natale (Queen's Christmas Message)[152] al Commonwealth (eccettuato il 1969). Da quando è diventata regina, Elisabetta II passa circa tre ore al giorno con il cosiddetto "doing the boxes", cioè a leggere i documenti di stato che provengono dai vari ministeri, uffici governativi e ambasciate[153]. Questo, con i colloqui che tiene, le permette di restare aggiornata sugli eventi.
Filmografia
- Il personaggio della regina Elisabetta II appare, interpretata da Rachel Wallis, nel film neozelandese del 2001 Her Majesty.
- The Queen - La regina è un film di Stephen Frears del 2006, con Helen Mirren e Michael Sheen, che racconta una parte cruciale della vita della regina Elisabetta II (il ritorno dei laburisti al potere nel 1997 e la morte di Lady Diana)[154]. È stato candidato nel 2007 ai premi Oscar per miglior film, per migliore interpretazione femminile (a Helen Mirren, premio poi effettivamente vinto), per miglior regia, per miglior sceneggiatura originale, per miglior colonna sonora originale e per migliori costumi.
- Nel film Il discorso del re del 2010 compare in alcune scene una Elisabetta ancora bambina interpretata da Freya Wilson.
- La regina Elisabetta II appare anche in due film della trilogia de Una pallottola spuntata.
- Una giovane e forzuta Regina Elisabetta II appare in forma animata nel film Minions del 2015, la cui trama è incentrata sul furto della sua Corona Reale.
- Elisabetta II ha invece recitato per la prima volta come attrice nel 2012 nel cortometraggio di Danny Boyle Happy and Glorious, realizzato in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra, in cui la regina appare accanto a Daniel Craig (quest'ultimo nei panni di James Bond)[155].
- La serie televisiva prodotta da Netflix del 2016 The Crown è incentrata sulla vita della regina Elisabetta, interpretata durante le varie stagioni da Claire Foy, Olivia Colman ed Imelda Staunton.
- Una notte con la regina è un film del 2016 diretto da Julian Jarrold. Il film, ispirato ad una storia vera, narra della sera dell'8 maggio 1945, giorno seguente alla resa della Germania in Europa, quando Elisabetta, interpretata da Sarah Gadon, e sua sorella la Principessa Margaret uscirono per la prima volta dal Buckingham Palace per festeggiare la fine della Seconda guerra mondiale.
Discendenza
- Carlo (Charles Philip Arthur George), nato il 14 novembre 1948, sposato il 29 luglio 1981 con Diana Spencer, da cui ha divorziato il 28 agosto 1996; sposato in seconde nozze il 9 aprile 2005 con Camilla Shand (conosciuta precedentemente come Camilla Parker-Bowles):
- William[156], nato il 21 giugno 1982, sposatosi il 29 aprile 2011 con Catherine Middleton:
- Henry[157], nato il 15 settembre 1984, sposatosi il 19 maggio 2018 con Meghan Markle.
- Archie Harrison, nato il 6 maggio 2019.
- Anna (Anne Elizabeth Alice Louise), nata il 15 agosto 1950, sposata il 14 novembre 1973 con il capitano Mark Phillips da cui ha divorziato il 28 aprile 1992; sposata in seconde nozze il 12 dicembre 1992 con sir Timothy Laurence:
- Peter Phillips, nato il 15 novembre 1977, sposatosi nel 2008 con Autumn Kelly:
- Zara Phillips, nata il 15 maggio 1981, sposatasi il 30 luglio 2011 con Mike Tindall:
- Andrea (Andrew Albert Christian Edward), nato il 19 febbraio 1960, sposato il 23 luglio 1986 con Sarah Ferguson da cui ha divorziato il 30 maggio 1996:
- Edoardo (Edward Anthony Richard Louis), nato il 10 marzo 1964, sposato il 19 giugno 1999 con Sophie Rhys-Jones:
Ascendenza
Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Edoardo VII del Regno Unito | Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha | ||||||||||||
Vittoria del Regno Unito | |||||||||||||
Giorgio V del Regno Unito | |||||||||||||
Alessandra di Danimarca | Cristiano IX di Danimarca | ||||||||||||
Luisa d'Assia-Kassel | |||||||||||||
Giorgio VI del Regno Unito | |||||||||||||
Francesco di Teck | Alessandro di Württemberg | ||||||||||||
Claudine Rhédey von Kis-Rhéde | |||||||||||||
Maria di Teck | |||||||||||||
Maria Adelaide di Cambridge | Adolfo di Hannover | ||||||||||||
Augusta di Assia-Kassel | |||||||||||||
Elisabetta II del Regno Unito | |||||||||||||
Lord Claude Bowes-Lyon | Thomas Lyon-Bowes, Lord Glamis | ||||||||||||
Charlotte Grimstead | |||||||||||||
Lord Claude Bowes-Lyon | |||||||||||||
Frances Dora Smith | Oswald Smith | ||||||||||||
Henrietta Mildred Hodgson | |||||||||||||
Elizabeth Bowes-Lyon | |||||||||||||
Rev. Charles Cavendish-Bentinck | Lord William Cavendish-Bentinck | ||||||||||||
Lady Anne Wellesley | |||||||||||||
Lady Cecilia Cavendish-Bentinck | |||||||||||||
Louisa Burnaby | Edwyn Burnaby | ||||||||||||
Anne Caroline Salisbury | |||||||||||||
Ascendenza patrilineare
- Teodorico I, conte di Wettin
- Dedo, conte di Wettin
- Teodorico II, margravio di Bassa Lusazia
- Thimo, conte di Brehna
- Corrado, margravio di Meissen
- Ottone II, margravio di Meissen
- Teodorico, margravio-vescovo di Meissen
- Enrico III, margravio di Meissen
- Alberto II, margravio di Meissen
- Federico I, margravio di Meissen
- Federico II, margravio di Meissen
- Federico III, margravio di Meissen
- Federico I, principe elettore di Sassonia
- Federico II, principe elettore di Sassonia
- Ernesto, principe elettore di Sassonia
- Giovanni, principe elettore di Sassonia
- Giovanni Federico, principe elettore di Sassonia
- Giovanni Guglielmo, duca di Sassonia-Weimar
- Giovanni di Sassonia-Weimar
- Ernesto I, duca di Sassonia-Gotha e di Sassonia-Altenburg
- Giovanni Ernesto, duca di Sassonia-Coburgo-Saalfeld
- Francesco Giosea, duca di Sassonia-Coburgo-Saalfeld
- Ernesto Federico, duca di Sassonia-Coburgo-Saalfeld
- Francesco Federico, duca di Sassonia-Coburgo-Saalfed
- Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, duca di Sassonia-Coburgo-Gotha
- Alberto, principe consorte del Regno Unito
- Edoardo VII, re del Regno Unito e imperatore d'India
- Giorgio V, re del Regno Unito e imperatore d'India
- Giorgio VI, re del Regno Unito e imperatore d'India
- Elisabetta II
Titoli e onorificenze
Titoli e trattamento
Il titolo e trattamento completo (solo per il Regno Unito) di Elisabetta II è il seguente:
"Sua Maestà Elisabetta Seconda, per Grazia di Dio, del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e dei Suoi altri Reami e Territori, Regina, Capo del Commonwealth, Difensore della Fede".
Al momento dell'ascesa di Elisabetta al trono le è stato chiesto, dal suo segretario privato, con quale nome avrebbe voluto regnare, e la regina rispose: "Il mio, naturalmente, che altro?"[158]. A Londra, fu proclamata: "regina Elisabetta II, per grazia di Dio Regina di questo Regno e di altri suoi Regni e Territori, Capo del Commonwealth, Difensore della Fede"[159]. Nella vita comune la regina viene comunemente chiamata The Queen ("la regina") o Her Majesty ("Sua Maestà"). In una conversazione con la regina, la pratica è cominciare con l'appellativo Your Majesty ("Vostra Maestà") e successivamente utilizzare semplicemente Ma'am ("Signora")[160].
Al momento della successione, il titolo "Elisabetta II" causò qualche controversia in Scozia, dove non c'era mai stata un'Elisabetta I (sebbene non ci fosse stata alcuna simile controversia ai tempi di Guglielmo IV del Regno Unito ed Edoardo VII del Regno Unito). In un raro atto di sabotaggio in Scozia, le nuove buche delle lettere della Royal Mail, recanti le iniziali E. II R. furono fatte saltare. Ne consegue che le caselle postali in Scozia riportano solo una corona e nessuna iniziale reale. Un caso legale, MacCormick v. Lord Advocate (1953 SC 396), fu usato per contestare il diritto della regina a firmarsi Elisabetta II in Scozia, sostenendo che facendo ciò si sarebbero violati gli accordi dell'Atto di Unione (1707). Il caso fu perso sulla base del fatto che i contestatori non avevano diritto di citare la Corona e anche che la numerazione dei sovrani era parte della royal prerogative e non regolata dall'Act of Union. Ci sono altre due materie di controversia, che sono molto meno conosciute. Primo, il fatto che nella Scozia pre-unitaria ci si rivolgesse al sovrano come "Sua Grazia" e non come "Sua Maestà", e poi che il titolo preferito dai re era stato "Re / regina degli scozzesi", piuttosto che "di Scozia" (sebbene questo non fosse conosciuto).
I futuri monarchi britannici ora devono essere numerati in relazione ai loro predecessori, che siano inglesi o scozzesi, con il numero più alto. Applicando questa regola retroattivamente ai monarchi finché l'Act of Union riporti la stessa numerazione[161].
Seguendo una decisione del Commonwealth alla conferenza del 1953, la regina Elisabetta usa differenti titoli in ognuno dei suoi regni. In ogni stato governa da Sovrano prescindendo dagli altri ruoli che assume nei suoi altri Paesi.
Onorificenze e riconoscimenti
Elisabetta II è sovrana di tutti gli ordini cavallereschi e di merito del Regno Unito e degli altri reami del Commonwealth; inoltre, ha ricevuto innumerevoli onorificenze e riconoscimenti in tutto il mondo.
Qui sono elencate solo le onorificenze ricevute prima di salire al trono.
Onorificenze dei reami del Commonwealth
Dama dell'Ordine famigliare reale di re Giorgio V | |
— 1935[162] |
Dama dell'Ordine famigliare reale di re Giorgio VI | |
— 1937[163] |
Dama dell'Ordine della Giarrettiera | |
— 1947[164] |
Dama di gran croce del Venerabile ordine di San Giovanni | |
— 1947 |
Dama dell'Ordine della Corona d'India | |
— 12 giugno 1947[165] |
Medaglia del giubileo d'argento di Giorgio V | |
— 6 maggio 1935 |
Medaglia dell'incoronazione di Giorgio VI | |
— 12 maggio 1937 |
Defence Medal | |
— 1945 |
War Medal (1939-1945) | |
Canadian Forces Decoration (Canada) | |
— 1951 |
Onorificenze degli altri paesi
Dama dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) | |
— 16 novembre 1947 |
Membro di classe suprema dell'Ordine delle Virtù (Egitto) | |
— 1948 |
Dama di Gran croce della Legion d'onore (Francia) | |
— 1948 |
Membro dell'Ordine di Ojaswi Rajanya (Nepal) | |
— 1949 |
Dama di gran croce dell'Ordine del Leone dei Paesi Bassi | |
— 1950[166] |
Dama di gran croce dell'Ordine di Sant'Olga e di Santa Sofia (Grecia) | |
«[senza fonte]» — 1950 |
Stemmi e stendardi personali
Dal 21 aprile 1944[167] la regina Elisabetta ha uno stemma reale[168] ma, dopo la sua ascesa al trono, ha adottato uno stemma reale leggermente differente che viene anche usato come stendardo dei monarchi britannici[169].
Note
- ^ Copia archiviata, su www.royal.gov.uk. URL consultato il 24 febbraio 2019 (archiviato il 9 febbraio 2012).
- ^ 60 anni sul trono d'Inghilterra Elisabetta festeggia il giubileo, su La Repubblica, 6 febbraio 2012. URL consultato il 24 febbraio 2019 (archiviato il 25 febbraio 2019).
- ^ What is a Commonwealth Realm?, Royal Households of the United Kingdom, 2 agosto 2011. URL consultato il 2 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2010).
- ^ Royal Household, Her Majesty the Queen, Queen's Printer, 2 agosto 2011. URL consultato il 2 agosto 2011 (archiviato il 9 giugno 2013).
- ^ Elisabetta II, record del regno più lungo: la foto ufficiale, su La Repubblica, 9 settembre 2015. URL consultato il 24 febbraio 2019 (archiviato il 25 febbraio 2019).
- ^ Caroline Davies, Business as usual as Queen becomes longest reigning British monarch, su The Guardian, Guardian Media Group, 9 settembre 2015. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato il 21 agosto 2019).
- ^ (nominalmente in quanto "Duca di Normandia")
- ^ (EN) Kevin Lynch, Elizabeth II sets new record for Longest reigning queen ever, su Guinness World Records, 9 settembre 2015. URL consultato il 18 aprile 2016 (archiviato il 25 aprile 2016).
- ^ Brandreth, pag. 107.
- ^ Pimlott, pag. 12.
- ^ Williamson, pag. 205.
- ^ Pimlott, pagg. 14-16.
- ^ Crawford, pag. 26.
- ^ Brandreth, pag. 124; Lacey, pagg. 62-63; Pimlott, pagg. 24, 69
- ^ Her Majesty The Queen: Education, Official website of the British Monarchy. URL consultato il 2 agosto 2011 (archiviato il 28 marzo 2010).
- ^ Chirac, nuova sfida all'America - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 1º febbraio 2019 (archiviato il 9 gennaio 2014).
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Voci correlate
- Famiglia reale britannica
- Linea di successione al trono britannico
- Operazione London Bridge
- Residenze reali britanniche
- Sovrani che hanno regnato più a lungo
- Stendardo personale della Regina Elisabetta II
- Titoli e onorificenze di Elisabetta II del Regno Unito
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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- Elisabetta II del Regno Unito, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 20471592 · ISNI (EN) 0000 0001 2123 3290 · LCCN (EN) n80126296 · GND (DE) 118529889 · BNF (FR) cb11974322d (data) · BNE (ES) XX977622 (data) · ULAN (EN) 500233087 · NLA (EN) 35061288 · NDL (EN, JA) 00620626 · WorldCat Identities (EN) lccn-n80126296 |
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